Pietro Orlandi su Pignatone: “Dicevano che è stato trasferito per occuparsi del caso di Emanuela”

"Giuseppe Pignatone è stato mandato a Roma per risolvere due situazioni. Fra cui il caso di mia sorella, Emanuela Orlandi". È quanto riferito a Pietro Orlandi durante un incontro avvenuto la settimana scorsa. "Per me si tratta di un fatto rilevante ai fini della ricerca della verità. È avvenuto circa tre anni fa nel periodo in cui Giuseppe Pignatone era già Presidente del Tribunale vaticano", spiega.
L'arrivo di Pignatone in Procura a Roma
Secondo quanto riporta Pietro Orlandi in una nota condivisa sui social network, tre anni fa in un locale di Roma si sarebbe tenuto un incontro fra quattro persone. "C'erano una giornalista, un collaboratore dell’AISE, ex Sismi (i servizi segreti che più volte fanno la loro apparizione nel caso della scomparsa della sorella Emnauela, ndr), esperto di sicurezza nelle telecomunicazioni e due personaggi noti: Luca Palamara, ex magistrato ed ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura e Antonio Ingroia, ex magistrato sostituto procuratore presso la Procura di Palermo – spiega Orlandi – Oltre alle vicende riguardanti il Consiglio Superiore della Magistratura, la conversazione aveva toccato altri argomenti".
Poi continua: "Secondo quanto mi è stato riferito, è stato detto che qualcuno, nel 1992, non volle far installare un noto sistema di sicurezza sulle auto di Falcone e Borsellino e della loro scorta, già usato sulle auto di un altro magistrato, che avrebbe impedito e bloccato il segnale del telecomando collegato all'esplosivo e di conseguenza salvato le vite dei due magistrati e delle persone che morirono con loro", riporta ancora Orlandi. "Poi però il discorso ha toccato un altro punto".

I due magistrati: "Cosa hanno detto su Emanuela e Pignatone"
La conversazione riportata a Pietro Orlandi presto ha trattato della scomparsa della sorella: "I due magistrati poi hanno ricordato le motivazioni del trasferimento di Pignatone da Reggio Calabria alla Procura di Roma. Lo hanno fatto con frasi del tipo Ti ricordi perché l’hanno voluto insistentemente alla Procura di Roma no?, diceva uno. Sì, sì, certo, rispondeva l'altro – continua Orlandi – I due fanno riferimento alla volontà di qualcuno di portare assolutamente Pignatone a Roma affinché risolvesse due situazioni: il caso di Emanuela Orlandi da archiviare e il caso di mafia capitale che ha portato poi all’arresto di Carminati. Tutto ciò, sempre secondo la conversazione tra Palamara e Ingroia, avrebbe portato poi Pignatone, risolte queste due pratiche, a ricoprire il ruolo di Presidente del Tribunale Vaticano", incarico che Pignatone ha svolto dal termine del suo mandato a Capo della Procura di Roma, nel 2019, fino alla fine del 2024, quando ha presentato le dimissioni per raggiunti i limiti di età.

Le indagini archiviate con l'arrivo di Pignatone
Secondo quanto spiegato da Pietro Orlandi, sarebbero stati certi di ciò che dicevano: "Loro non parlavano di supposizioni, ma fatti dei quali erano a conoscenza – sottolinea – Infatti non appena insediato alla Procura di Roma Pignatone ha preso in carico il caso di Emanuela. E l'altro caso a seguire è stato mafia capitale", riporta con riferimento a ciò che è accaduto realmente fra il 2015 e il 2016, dalle indagini su Buzzi e Carminati (difesi, entrambi, a processo, dall'allora avvocato Alessandro Diddi, oggi promotore di giustizia vaticana, ndr), alla richiesta di archiviazione delle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
Indagini scattate a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate da Sabrina Minardi, morta nei giorni scorsi, che vedevano indagati la stessa Minardi; Sergio Virtù, l'autista di fiducia di De Pedis; Angelo Cassani detto Ciletto; Gianfranco Cerboni, detto Giggetto e, infine, monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant'Apollinare dove, come poi si è scoperto, era stato sepolto De Pedis. Lo stesso don Vergari a cui, la vedova di Pedis descriveva Pignatone come procuratore nostro e che, in commissione bicamerale d'inchiesta, non ha escluso un rapporto fra De Pedis e la scomparsa di Emanuela Orlandi.

In virtù di queste ricostruzioni, la commissione bicamerale d'inchiesta nelle scorse settimane ha convocato proprio Giuseppe Pignatone. "Un passaggio necessario per fare chiarezza", lo ha definito, intervistata a Fanpage.it, l'avvocata Sgrò. Sebbene questa chiarezza, secondo Pietro Orlandi, non sia arrivata: "Forse è stata un'occasione persa. Una persona presente mi ha detto che sembrava che li trattasse tutti come coglioni", ha precisato.
Nel corso dell'audizione, infatti, Pignatone avrebbe sottolineato e ribadito le sue posizioni, dichiarando inoltre di essere stato lasciato all'oscuro dal pm Giancarlo Cataldo per quanto riguarda la trattativa fra Procura e Stato Vaticano (dalla cui parte, in rappresentanza, erano presenti il capo della gendarmeria vaticana Domenico Giani e il suo vice Costanzo Alessandrini, ndr) sull'estumulazione della tomba di De Pedis in Sant'Apollinare.

Pietro Orlandi: "Lo dico e mi metto a disposizione per le indagini"
E poi si mette a disposizione delle tre inchieste: "Naturalmente avrei anche potuto virgolettare tutta la loro conversazione, ma lascio queste righe, qualora le volessero approfondire, alla Procura di Roma, alla Commissione Parlamentare e all'Inchiesta Vaticana – e precisa – Naturalmente metto a loro disposizione i nominativi delle altre due persone presenti all’incontro. Sono passati troppi anni da quel 22 giugno", dice manifestando ancora una volta, come accaduto spesso in questi oltre 40 anni di storia, la propria disponibilità. "Ma quanto tempo deve passare ancora affinché tutte le persone che sanno qualcosa si decidano a parlare?", conclude alla fine.